<p style="text-align: justify;">Cleopatra è l’ultima discendente dei Tolemei, una dinastia che ha governato l’Egitto dal 323 a.C., quando alla morte di Alessandro Magno i suoi generali si spartiscono l’immenso impero con alterne vicende e non poche sanguinose rivalità. Uno di questi, Tolemeo Lago, prende per sé l’Egitto e si trasferisce ad Alessandria, la città fondata dallo stesso imperatore. Sotto la loro dinastia, tra il I e il II secolo avanti Cristo, l’Egitto conobbe un periodo lungo 300 anni di grande ricchezza e splendore. Così culturalmente avanzato che la sua capitale, Alessandria, metropoli di circa 600 mila abitanti era centro di studi scientifici, letterari, filosofici all’avanguardia e senza precedenti per l’epoca. Purtroppo quando la “nostra” Cleopatra nasce, nel 60 a.C., tale splendore è in declino, messo a dura prova dall’ingerenza di Roma che ormai sta potenziando il suo dominio nel Mediterraneo. Tanto che il padre di Cleopatra, Tolemeo XII, cerca disperatamente di ingraziarsi alcuni Romani influenti indebitandosi per corromperli -come scrive lo storico Dione Cassio -con lo scopo di rendere più stabile il suo trono. Cleopatra cresce dunque tra l’incubo dell’invasione romana, le turbolenze dei suoi concittadini, greci, egizi, ebrei in continua rivalità fra loro e l’antagonismo per il trono nella sua stessa famiglia. E quando il padre muore nel 51, Cleopatra, designata per testamento a governare con il fratello Tolemeo XIII di circa 13 anni, eredita un Paese in grandi difficoltà. Ma al contrario di quello che tramanda la propaganda infamante dei suoi nemici è una donna di grandissimo talento politico, molto intelligente e, stranamente per l’epoca, molto colta. Secondo Plutarco parlava sette lingue, e fu l’unica dei Tolemei a conoscere l’egizio e ad immedesimarsi nella cultura del suo popolo, anche dal punto di vista religioso. Infatti non si limitò ad adorare gli dei déi suoi sudditi ma, come per millenni avevano fatto i faraoni delle grandi dinastie, si presentò lei stessa come emanazione di una divinità, Iside. Cleopatra inoltre, prende provvedimenti clamorosi anche in campo commerciale ed economico. Rafforza i traffici lungo l’antica via carovaniera dal Nilo al Mar Rosso e il monopolio dei prodotti interni per infondere nuovo vigore all’economia del Paese. Durante i primi tre anni di regno, infatti, la regina è messa a dura prova da carestie, sommosse e lotte interne nella sua famiglia. Mentre il fratello Tolemeo XIII, associato al trono con lei e che ha solo dodici anni, è sotto la tutela di un consiglio di tutori: l’eunuco Potino, il maestro di retorica Teodoto e il capo dell’esercito Achillas. Ferventi nazionalisti, sognavano di impossessarsi del potere ribellandosi a Roma, per governare al posto del piccolo re e sbarazzarsi della sorella ambiziosa. E infatti organizzano un colpo di stato imponendole l’esilio, rendendola invisa al popolo con l’accusa di seguire la politica filo-romana di suo padre. Da quel momento la vita della giovane Cleopatra è un susseguirsi di eventi avventurosi e drammatici che denotano coraggio e carisma fuori dal comune. La fuga nel deserto per propiziarsi le tribù locali e organizzare un esercito con cui combattere il fratello. L’espediente geniale di eludere i controlli dei nemici penetrando da clandestina nel Palazzo Reale per incontrare Cesare, vincitore di Pharsalus, giunto ad Alessandria per rivendicare il debito di Tolemeo e ridiscutere l’assetto governativo del Paese. La storia ce l’ha tramandata così, mentre sguscia fuori da tappeto in cui si era nascosta, trasportata sulle spalle dal servitore Apollodoro, davanti al condottiero spietato, imprevedibile nel decidere da un momento all’altro, con inesorabile freddezza, la vita o la morte di chi gli stava davanti. Cleopatra infatti sa molto bene che in quel momento nessuno può contrastare la potenza di Roma, ma da politica accorta sa gestire con intelligenza la sua immagine. Dopo quel primo colloquio i due giungono a un accordo: le ricchezze dell’Egitto in cambio di un’alleanza favorevole a entrambi. Del Bellum Alexandrinum, che seguirà di lì a poco ce ne parla lo stesso Cesare, o uno dei suoi collaboratori, nei commentari. L’insurrezione del popolo di Alessandria contro i Romani assediati nella cinta reale è una guerra difficile, atipica, compiuta con forze limitate ed errori strategici, che mette in pericolo la vita stessa di Cesare per quasi sei mesi. E che porterà, fra l’altro, alla distruzione di 40.000 volumi in giacenza nei magazzini del porto, destinati alla Grande Biblioteca (1). Ma all’interno delle mura del Palazzo affacciato sulla Grande Rada, nelle notti illuminate dai bagliori del Faro, infuria la passione. Dalla storia d’amore tra la giovane regina e il generale nascerà un figlio e probabilmente il progetto di governare insieme il mondo, di unire oriente e occidente sotto un’unica dinastia, inseguendo il sogno di Alessandro, eroe divino a cui entrambi sono devoti.</p> <p style="text-align: justify;">Alla fine della guerra alessandrina, che si conclude con la morte in battaglia di Tolemeo XIII e dei suoi sostenitori, Cesare resta “inspiegabilmente” in Egitto ancora a lungo. Dopo aver affidato il governo del paese alla “sua ” regina, intraprende con lei un viaggio leggendario lungo il Nilo, fino alla prima cateratta, perché il popolo dell’Alto e Basso Egitto possa conoscere la sovrana, incarnazione di Iside e madre del futuro faraone. Ma quando il bambino nasce, tra giugno e luglio del 47, Cesare è già in viaggio verso il Ponto, dove lo attende la guerra lampo “Veni vidi vici” contro Farnace. Resta il dubbio che sia partito prima della sua nascita per non sentirsi costretto a riconoscerlo ufficialmente secondo l’usanza romana. Anche se quel bambino è il figlio molto atteso e mai avuto da nessuna delle mogli romane, non può essere suo legittimo erede. Una dura lex dell’urbe vieta ai cittadini romani di riconoscere i figli avuti da relazioni con donne straniere. Eppure dà il consenso di annunciare al popolo egizio che è figlio suo e dargli il suo nome, che verrà affiancato a quello dei re Lagidi: Cesare Tolemeo, detto Kysarion. Passa un anno durante il quale Cleopatra consolida il suo potere e si afferma come unica regina regnante, unico faraone. La propaganda repubblicana e augustea interrompe qui le sue vicende per riprenderle solo più tardi, quando il suo destino si unirà a quello di Marco Antonio. Ma della relazione con Cesare, che continua a Roma fino alla morte dell’imperator, ci sono giunte pochissime notizie. E invece è proprio questo uno dei momenti più gloriosi della sua vita. Si è detto, quando era imminente la guerra contro Augusto e per incitare il popolo di Roma contro la pericolosa regina egizia, che Cleopatra aspirasse a governare il mondo seduta in Campidoglio. Ma lei non aveva realmente bisogno di tanto, aveva già conquistato Roma e di lì aveva già dettato le sue leggi. Cesare infatti la invita a Roma, con il figlio che porta il suo nome e la ospita nella sua casa, agli Horti, al di là del Tevere, nella zona che corrisponde oggi più o meno ai giardini del Gianicolo. Quando giunge in Italia a fine estate del 46 a. C. trova la città in preda all’euforia, inebriata dalla gloria del grande generale, mentre fervono i festeggiamenti per i trionfi. Uno di questi anche sull’Egitto. L’unica testimonianza ufficiale del suo arrivo la dobbiamo, per ironia della sorte, proprio a uno dei suoi più acerrimi nemici, Cicerone, che ne parla in una lettera ad Attico. Mentre fra gli storici solo Svetonio accenna a quel soggiorno, quando ormai erano passati quasi 100 anni dalla censura imposta da Augusto. I segni che la regina lasciò vanno colti in intuizioni velate di mistero, nei dipinti e negli affreschi d’ispirazione egittizzante eseguiti dagli artisti alessandrini che certamente aveva condotto con sé.</p> <p style="text-align: justify;">Difficile pensare che la cultura da cui proveniva non abbia dettato legge a Roma. Basti pensare alla riforma del calendario voluta da Cesare e propiziata certamente dagli studi e dall’esperienza degli astronomi egizi, o la riforma delle biblioteche pubbliche romane ispirata all’impianto organizzativo di quella di Alessandria. Ma una cosa importante di cui gli storici non dicono di lei è che a Roma in quel periodo ci fu una grandiosa ripresa del culto di Iside. I templi in suo onore furono infatti riedificati da Cesare proprio in quegli anni, dopo che il senato aveva deciso di abbatterli nel 58, nel 53 e ancora nel 50. Quanto avrà influito la regina sul provvedimento dell’impeator? E non solo a Roma. Risale a quel periodo la costruzione di un tempio di Iside a Cuma e il restauro di quello di Pompei. Anche se il culto di queste divinità è presente nei Campi Flegrei già dal II secolo a.C. grazie ai rapporti commerciali che Pompei, Cuma e Puzzuoli avevano con gli empori di oriente, e in particolare con l’Egitto, quanto avrà influito la regina, sacerdotessa di Iside, nel sollecitare quei lavori? Ma c’è anche l’aspetto artistico sui cui vale la pena di riflettere. E una conferma ci viene dai dipinti che si possono osservare nella Casa di Livia e nell’Aula Isiaca, oggi conservati in parte al Palatino e in parte al Museo Nazionale Romano. Oggi si pensa che l’arte, lo stile egittizzante si sia diffuso a Roma dopo la sconfitta di Azio, una tendenza favorita dallo stesso Augusto per rimarcare la sua vittoria. Se è vero sarebbe molto strano. Strano che un vincitore tenga in casa o nella casa della moglie le immagini della sua nemica. Di solito le mode non si diffondono quando i personaggi sono in rovina ma quando sono in auge, come certamente doveva essere la regina al tempo in cui viveva ospite dell’uomo più potente in quel momento. Anche per questo la sua casa doveva essere una corte dove chiunque volesse contare nell’urbe aspirava a essere invitato. Sempre da alcuni commenti lapidari di Cicerone sappiamo infatti che molti personaggi influenti si affannavano per essere ricevuti, e fra questi lui stesso, tanto che definì la regina odiosa, troppo regale e arrogante perché – pare – gli avesse negato il dono di un papiro dopo averglielo promesso. Sono ipotesi su cui vale la pena di riflettere e una di queste potrebbe riguardare anche il famoso mosaico di Palestrina, sul quale gli studiosi stanno ancora dibattendo. Vi è raffigurato un viaggio lungo il Nilo effettuato da personaggi di rango, fra cui un generale a capo scoperto, in partenza da Alessandria fino alle cateratte del fiume, su navi sontuose accompagnate da un corteo militare, in visita a templi e dimore divine per ricevere vaticini. In sintesi il viaggio compiuto da Cesare e Cleopatra. A onor del vero bisogna dire che questo tipo di raffigurazione era abbastanza comune poiché era ritenuto una specie di pellegrinaggio simbolico. Ne sono stati rinvenuti molti in Campania, ma quello di Palestrina si distingue dagli altri per il suo simbolismo sacro. E’ stato costruito, infatti, nel tempio della dea Fortuna Primigenia, la divinità a cui le donne incinte o che avevano appena partorito si recavano in visita. Il fatto inoltre che il mosaico venisse inondato dall’acqua proveniente da un ruscello limitrofo al tempio per rievocare la sacra inondazione del Nilo, significa che nel I° sec. a .C., a pochi chilometri da Roma, esisteva un vero e proprio tempio egizio. Questo fa supporre che il mecenate del mosaico possa essere stato una donna, probabilmente di rango, che aveva viaggiato lungo il Nilo e devota al culto di Iside. Inoltre non ci sono dubbi che l’artista che lo ha eseguito è certamente un alessandrino, non solo per lo stile pittorico, ma anche per le iscrizioni in greco e non in latino, come per sottolineare l’identità nobile e colta del committente. Un insieme di indizi che potrebbero far risalire l’opera a Cleopatra.</p> <p style="text-align: justify;">Ma com’era di aspetto la mitica regina? Plutarco ci informa che «La beltà non era di quel tipo incomparabile che afferra istantaneamente. Ma il suo fascino era irresistibile e una delizia sentire la sua voce…» Mentre Dione Cassio fa notare che «era capace di conquistare i cuori più restii all’amore, perfino quelli che l’età aveva raffreddato…»</p> <p style="text-align: justify;">Peccato che scrivano qualche centinaio di anni dopo la morte di Cleopatra. Di lei non ci sono giunti ritratti ufficiali, i suoi linementi bisogna interpretarli nei volti e nelle statue di donne senza nome, con vestiti drappeggiati sulla spalla destra e annodati sotto il seno, più raffinati e trasgressivi delle austere tuniche matronali. Le uniche immagini certe sono quelle delle monete, che la ritraggono con tratti un po’ caricaturali dai quali spiccano il naso aquilino, il mento prominente e i capelli raccolti sulla nuca in un nodo morbido e i riccioli sulla fronte, l’acconciatura che gli studiosi moderni definiscono “a melone” e le Romane chiamarono “il nodo della regina”. Ci sono giunte parecchie teste femminili anonime acconciate allo stesso modo, ma non sappiamo se appartengano alla vera Cleopatra o siano il risultato di una moda che, su imitazione della regina, contagiò le donne dell’epoca. L’unica testa accreditata di Cleopatra è quella del Vaticano, mentre quella di Berlino ritenuta originale fino a qualche anno oggi è contestata perché pare sarebbe un calco di quella del Vaticano, prodotto solo nel 1800. Più attendibili le statue egizie che riportano il suo nome. Ma si tratta più di raffigurazioni di protocollo, in cui la regina è ritratta in pose convenzionalmente regali, con la cornucopia e il diadema dal triplice ureo sulla fronte, che di effettive riproduzioni delle sue sembianze. Da Svetonio (e lo conferma Dione Cassio, che scrive nel 3° sec. d.C.) apprendiamo che Cesare sfidando tutte le convenzioni fece erigere una statua d’oro della regina nel tempio di Venus Genetrix, che l’imperator aveva promesso in voto alla dea madre della gens Julia sul campo di Pharsalus. Certamente fu un evento scandaloso a Roma, dove a differenza dell’Egitto non esistevano raffigurazioni di personaggi vivi, per quanto potenti, nei templi accanto agli déi. E ancora di più perché i Romani repubblicani sprezzanti verso gli stranieri, consideravano i loro sovrani ostaggi, vassalli, ma non certo divinità. Alla statua di Cleopatra Cesare affianca la sua. Una coppia divina, come Marte, padre di Romolo che ha fondato la città, e Venere, madre di Enea da cui discende la sua stirpe. Un matrimonio divino per testimoniare che ha con lei una relazione molto particolare. Cleopatra non è un’amante qualsiasi o una regina conquistata, ma parte della sua famiglia e della divinità da cui discende. Sposa, madre e sacerdotessa, degna di stare accanto a Venere, a cui lei viene associata come Iside. Era infatti impossibile che Cesare sposasse Cleopatra secondo il rito romano, non solo perché era già sposato con Calpurnia, dalla quale avrebbe potuto facilmente divorziare dal momento che non gli aveva dato figli. Quanto e soprattutto perché Cleopatra era una donna straniera, ostacolo inammissibile per il diritto romano. Sappiamo però che Cesare stava meditando di bypassare questo ostacolo. Si dice che alla vigilia della sua partenza per la Partia, poco prima delle Idi di marzo, aveva progettato una legge, che Cinna, un suo collaboratore, avrebbe dovuto presentare in senato in sua assenza, autorizzandolo a sposare donne straniere ed ereditarne i figli. Ma dopo la morte del dictator, Ottaviano censurò con tutti i mezzi a sua disposizione la relazione che il padre adottivo ebbe con la regina e soprattutto la paternità di Kysarion, che fece poi uccidere, perché avrebbe potuto contestargli ogni legittima eredità se fosse passata la notizia che era stato veramente riconosciuto.</p> <p style="text-align: justify;">Il resto della storia è fin troppo noto. Antonio si allea con Cleopatra per ottenere il denaro necessario a finanziare le sue imprese militari, dall’Armenia alla Partia. L’Egitto, il più ricco degli stati alleatinon era un regno a se stante ma l’anello di una catena di regni e quindi un comodo avamposto per l’espansione verso l’Asia. Fino a che punto la loro romantica storia d’amore, che la leggenda ci ha tramandato, non sia stata alimentata in realtà dalla propaganda di Augusto? L’imperator infatti volle far leva sullo sciovinismo dei Romani, per contrapporre se stesso come campione dei valori tradizionali di Roma, a un Antonio debole, parodia dell’uomo che si fa corrompere dagli eccessi sentimentali e sessuali, sedotto da una donna perversa. Un uomo che tradì Roma alleandosi con l’Egitto, tralasciando però che queste erano le ultime volontà di Cesare. Era infatti politicamente corretto per l’epoca che un magistrato romano affidasse a uno stato vassallo, amico e alleato di Roma, e quindi a Cleopatra alcuni territori, attuando così un utile decentramento amministrativo. I governanti orientali infatti avevano un carisma religioso che garantiva la fedeltà dei sudditi e il controllo dei signorotti sottoposti, una tradizione che Roma aveva tutto l’interesse di rispettare. Cesare aveva compreso perfettamente questa situazione e Antonio seguì il suo esempio. E del resto le mire di Antonio e Cleopatra non furono la vera causa della guerra di Azio, ma il pretesto per la lotta di potere e per la supremazia in oriente. Infatti delegando il governo di un paese così ricco a una regina locale, Antonio (e prima di lui Cesare) diminuirono i profitti degli appaltatori di tasse e dei proprietari terrieri, che volevano allungare le mani sui regni dell’oriente e in particolare del ricchissimo Egitto.</p> <p style="text-align: justify;">Anche se ebbero tre figli, è molto probabile che l’unione fra Antonio e Cleopatra fu prevalentemente politica, ispirata dal sogno di un immenso impero che unisse oriente e occidente, che fu di Cesare, di tutti i Tolemei e di Alessandro primo fra tutti. Un sogno che si infrange ancora una volta e che si chiude definitivamente ad Azio nel 31 a.C. Una battaglia che ha definito i destini della nostra era e che fu il primo grande scontro tra oriente e occidente, di cui noi siamo gli eredi. La storia – è vero – non si scrive con i “se”. Ma è probabile che l’asse del potere si sarebbe spostato considerevolmente verso oriente se le sorti di quella battaglia avessero favorito Cleopatra. Non solo, probabilmente anche le popolazioni celtiche del nord sarebbero rimaste più decentrate e quindi meno influenzate dal dominio di Roma, con la conseguenza che la civiltà anglosassone risulterebbe oggi meno dominante per noi. Eppure, se analizziamo questo nostro momento storico, possiamo renderci conto che tuttora, dopo 2000 anni, il fulcro incandescente attorno a cui ruota l’attenzione del pianeta è ancora lì, in quegli stessi territori di allora: Iraq, Iran, Siria, Israele, Egitto, Libano, Striscia di Gaza che allora si chiamava Celesiria. Le acque del Mediterraneo sono ancora infiammate dalla guerra, come se la storia dopo 2000 anni si stesse prendendo una rivincita e la battaglia di Azio non fosse ancora conclusa.</p> <p style="text-align: justify;">Dopo il suicidio della regina, Augusto fece dell’Egitto un possedimento personale a statuto speciale. Una morte talmente significativa per lui che cominciò a datare gli anni del suo imperium proprio da quel momento. E noi ancora oggi, inconsapevolmente, continuiamo a celebrarla nel nome del mese di agosto, che sostituì il latino sextiles, in onore di Augustus e per ricordare la fine di Cleopatra. Da quel momento venne stabilita una versione ufficiale degli eventi che la riguardavano che non ammise alternative. Sappiamo che la censura di Ottaviano fu terribile, molte opere letterarie, più di 2000 documenti vennero dati alle fiamme. In particolare fece bruciare l’archivio di Antonio che conteneva i documenti di Cesare e chiunque osasse diffondere altre versioni veniva incoraggiato a non farlo. La versione arrivata fino a noi e che solo da pochi anni alcuni studiosi, prendendo come riferimento i documenti egizi e non solo quelli latini e greci, hanno cominciato a contestare. Uno di loro, William Woodthorpe, scrive: «Contro Cleopatra fu lanciata una delle più feroci campagne d’odio della storia. Nessuna accusa era troppo bassa da esserle evitata. Le colpe che allora le furono attribuite sono state ritenute valide per secoli tanto che ancora oggi è simbolo di corruzione e prostituzione. Una propaganda paternalistica e misogina l’ha banalizzata al punto che l’ultimo dei faraoni d’Egitto viene ricordata tuttora per essere stata soltanto una prostituta di rango». Ma nel 395 dopo Cristo, quando l’Egitto perse il suo statuto speciale confluendo nel regno d’Oriente e venne suddiviso in province, ancora a quel tempo Cleopatra era venerate sulle due sponde del Nilo. La ricordavano come l’ultimo sovrano di cui andare fieri, l’ultimo di un passato di gloria. Come scrisse William Shakespeare: «L’ultima regina di così grandi Re».</p> <p style="text-align: right;"><em>Marisa D’alosio</em></p> <p style="text-align: justify;"><strong>Note: </strong>(1) La distruzione della Bliblioteca avvenne in realtà secoli dopo. Una parte cospicua fu distrutta al tempo della persecuzione di Zenobia ad opera dell’imperatore Aureliano (270-275 d.C.), durante la quale fu raso al suolo il quartiere alessandrino di Bruchion dove si trovavano la reggia e, al suo interno, la biblioteca dei Tolomei. In seguito la biblioteca fu completamente bruciata dagli arabi musulmani e in particolare dal conquistatore di Alessandria, nel 642 d.C., Amr ibn al-Asi.</p> <p style="text-align: justify;"><strong>MARISA D’ALOISO:</strong> Laureata in Lingue e Letterature straniere è giornalista professionista dal 1985 e lavora oggi in una testata della Rizzoli Editore dove scrive di alimentazione e salute. Appassionata da sempre di storia antica e archeologia, in particolare dell’Egitto e della Roma repubblicana, segue da 10 anni corsi di studi e approfondimento e collabora alla rivista on line di studi e archeologia romana Pomerium.<br /> Nel 2002, dopo aver “incontrato” Cleopatra, inizia un lungo percorso di ricerche attraverso l’Egitto tolemaico, alla scoperta della vera identità dell’affascinante regina.</p> <p style="text-align: left;"><strong>BIBLIOGRAFIA </strong></p> <p style="text-align: justify;">Michael Grant – Cleopatra Carlo M. Franzero – La vita ai tempi di Cleopatra Susan Walker – Cleopatra Manfred Clauss – Cleopatra Edith Flamarion – Cleopatra, from history to legend Hans Volkmann – Cleopatra: politica e propaganda Ernle Bradford – Cleopatra Lucy Hughes-Hallett – Cleopatra Micheal Chauveau – Egypt in the age of Cleopatra Diana Kleiner – Cleopatra and Rome Philip Vanderberg – Cesare e Cleopatra Jerome Carcopino – Les passions chez les Cesars Luciano Canfora – Giulio Cesare, il dittatore democratico Mario Attilio Levi – Augusto e il suo tempo Appiano – Historia Romae Plutarco – Vite parallele: Cesare-Alessandro il Grande Pseudo Cesare -Bellum Alexandrinum, Plutarco – Vita di Antonio Dione Cassio – Storia di Roma (Libri III – IV) Lucano – Pharsalia Svetonio – Vite dei Cesari: Giulio Cesare Svetonio – Vite dei Cesari: Cesare Augusto Tacito – Vita di Agricola Giamblico – Misteri degli Egiziani William Shakespeare – Giulio Cesare; Antonio e Cleopatra Mortimer Wheeler – Arte e architettura romana Ronald Syme – The Roman revolution Giusto Traina – Marco Antonio Annibale Breccia – Egitto greco-romano Eugin Drewerman – Io discendo nella Barca del sole Carlo Finocchi – I Tolomei</p> <p style="text-align: justify;"> </p>
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