I balsami di mummificazione il loro uso e caratterizzazione attraverso la GC-MS

<p style="text-align: justify">Sulle diverse fasi di preparazione del cadavere abbiamo fonti sia scritte sia iconografiche oltre agli studi antropologici condotti direttamente sulle mummie. Terminato il lavaggio, l’estrazione del cervello, l’eviscerazione e la disidratazione, il corpo veniva riempito con pacchi di bende impregnati di balsami di mummificazione, gli stessi che venivano poi versati sul corpo, utilizzati per riempire gli orifizi e versati sopra le bende insieme a oli e profumi. Quest’ultima fase seguiva una procedura ben stabilita che conosciamo grazie al Papiro Boulaq III e il Papiro Louvre 5.158 di I secolo d. C., in cui viene descritta ogni singola azione. Inizialmente veniva unta la testa, che doveva emanare un buon odore, poi si proseguiva dalla spalla fino ai piedi con i sette oli sacri. Veniva versato olio sul torace e poi bendato, così anche mani e piedi e infine la testa. Sulle bende veniva versato dell’olio per migliorarne l’aderenza, a quel punto l’officiante elencava tutti i sensi alludendo all’olio che stava penetrando nella gola e nel naso. Simbolo di Isis e Nefti due oli diversi venivano messi nella mano destra e sinistra e poi unte di nuovo le gambe (1). <br /> L’utilizzo dei balsami rispondeva a diversi scopi: conservare, proteggere e profumare il corpo del defunto. Gli ingredienti utilizzati per i balsami erano diversi, principalmente resine, bitume, sostanze lipidiche e cera d’api. Le resine, che vengono essudate spontaneamente dalle cortecce degli alberi, venivano anche importate dall’estero (Arabia, Est Africa, Vicino Oriente) perché le piante che le producevano, soprattutto della Famiglia delle Pinacae e Cupressaceae, non crescono in Egitto. Le resine aiutavano a rimarginare le ferite, deodorare e avevano un’importante funzione antibatterica. La cera d’api comincia ad essere utilizzata dal Nuovo Regno e serviva anche per fabbricare delle pastiglie che venivano applicate negli orifizi del corpo. Un utilizzo tardo, XVIII dinastia, è anche quello del bitume, importato dal Mar Morto, mentre oli vegetali e grassi animali, soprattutto di cedro e ginepro, sono utilizzati già nel Antico Regno per profumare e ungere il corpo (2) .<br /> I sette oli sacri erano prodotti utilizzati per l’unzione del corpo durante la mummificazione e la cerimonia dell’Apertura della bocca. Un’importante attestazione di questi oli sono le iscrizioni nel laboratorio del Tempio di Edfu, che non permettono però una chiara conoscenza degli stessi. Questi dovevano aiutare il corpo a rinascere, e per questo motivo sono sette. Sette è un numero magico collegato all’idea di vita, nascita e rinascita: le sette Hathor, i sette serpenti che guidano la barca solare, sette scorpioni che accompagnano Isis nel Delta, sette vacche del capitolo 148 del Libro dei Morti e in un amuleto di protezione dei bambini: sette perle di agata e sette d’oro infilate in sette fili di lino di cui si fanno sette nodi (3). <br /> In una scavo archeologico possiamo trovare balsami di mummificazione ancora adesi ai corpi mummificati oppure all’interno di contenitori ceramici. La semplice osservazione non permette di capire l’origine e la composizione, è necessario avvalersi di indagini archeometriche utilizzando tecniche cromatografiche. In archeologia viene spesso usata la GC-MS ovvero Gascrmatografia applicata alla Spettrometria di Massa che permette di separare efficacemente i vari componenti presenti nelle complesse miscele costituenti spesso i campioni archeologici (4) . Prima di poter iniettare il campione nello strumento è necessario idrolizzarlo e derivatizzarlo in modo da semplificare i cromatogrammi. Il campione nel gascromatografo viene separato grazie all’interazione di due fasi: mobile (il gas che trasporta il campione all’interno dello strumento) e stazionaria (il solido che riveste le colonne capillari dello strumento). Le diverse molecole che compongono la miscela vengono separate in tempi diversi a seconda del loro peso molecolare. Il passaggio nello spettrometro permette di capire quali sono le molecole che compongono il campione, perché bombardandolo con un fascio di elettroni otteniamo uno spettro per ogni molecola, lo spettro ci indica il tipo di molecola. In questo modo possiamo risalire alle sostanze contenute nella miscela e capire se si tratta di un balsamo di mummificazione e di quali ingredienti è costituito. La GC-MS ha permesso di mettere in luce diversi aspetti della mummificazione, come per esempio l’uso di ingredienti diversi a seconda della posizione nel corpo (5) e il cambiamento nel tempo (6) . Si è scoperto che anche per gli animali venivano usati prodotti pregiati come per le mummie umane e che c’erano differenze a seconda del tipo di animale mummificato (7) . <br /> Le tecniche cromatografiche hanno inoltre aiutato a smascherare un “falso”. Quattro vasi, entrati nelle collezioni del Museo del Louvre nel 1905, erano stati acquistati come i canopi di Ramesse II. Le analisi in GC-MS e il radiocarbonio dei residui organici trovati adesi alle pareti del vaso e nel pacco di bende hanno dimostrato che il vaso aveva avuto una doppia utilizzazione: durante il Terzo Periodo Intermedio come contenitori di sostanze profumate in un tempio (la forma del vaso conferma questa ipotesi), mentre nel Periodo Tolemaico i vasi erano stati riutilizzati come canopi (8) .<br /> Analizzare i residui organici oltre ad informazioni sulle tecniche di mummificazione permette di poter attribuire una funzione ai vasi nei quali li troviamo ancora oggi. Tutto ciò che veniva usato per la mummificazione non poteva essere buttato o riciclato, per questo motivo anfore con balsami o ingredienti degli stessi, bicchieri utilizzati per versare le resine, vasi contenenti bende e resti dei balsami non utilizzati venivano messi nelle tombe. La semplice forma di un vaso spesso non identifica una funzione, analizzando però il suo contenuto possiamo però riconoscerla. L’attribuzione funzionale di forme ceramiche permette quindi di conoscere nuovi aspetti sulle pratiche funerarie dell’Antico Egitto. Infine essendo alcuni prodotti importati da altri paesi, caratterizzare un residuo organico mette in luce una porzione dei rapporti commerciali tra Egitto e paesi confinanti.</p> <p style="text-align: right"><em><strong>Dott.ssa Federica Facchetti</strong></em></p> <p style="text-align: justify"><strong>Note</strong></p> <ol> <li>&#160;Shimy, M. A.-H., 2002. Parfums et parfumerie dans l’ancienne Egypte de l’ancien-empire a la fin du nouvel-empire, Presses universitaires du Septentrion, Presses universitaires du Septentrion,Villeneuve d’Ascq, pp. 94-95.</li> <li>Nicholson, P., Shaw, I. (Eds.), Ancient Egyptian Materials and Technology. Cambridge University Press, Cambridge</li> <li>Shimy, M. A.-H., 2002. Parfums et parfumerie dans l’ancienne Egypte de l’ancien-empire a la fin du nouvel-empire, Presses universitaires du Septentrion, Presses universitaires du Septentrion,Villeneuve d’Ascq, p. 28.</li> <li>Colombini, M.P., Modugno F., 2009. Organic Mass Spectrometry in Art and Archaeology, John Wiley &amp; Sons, Chichester; Betrò, M. C., Del Vesco P., Ghiroldi, A., Lippi, B., Facchetti, F., 2008. Preliminary Report on the University of Pisa 2007 season in TT 14 and M.I.D.A.N.05, Egitto e Vicino Oriente 30, pp 14- 24.</li> <li>Buckley, S.A.,Evershed, R. P., 2001. Organic chemestry of embalming agents in Pharaonic and Greco-Roman mummies, Nature, pp. 837-41.</li> <li>Tchapla, A., Méjnelle, P., Bleton, J., Goursaud, S., 2004. Characterisation of embalming materials of a mummy of the Ptolemaic era. Comparison with balms from mummies of different eras, J.Sep. Sci. 27, pp. 217-234.</li> <li>Buckley, S.A., Clark, K.A., Evershed, R.P., 2004. Complex organic chemical balms of Pharaonic animal mummies, Nature, pp. 294-99</li> <li>Charrié-Duhaut, A., Connan J., Rouquette, N., Adam, P., Barbotin, C., de Rozières M.F, Tchapla, A., Albrecht, P., 2007. ,The canopic jarsof Ramses II: real use revealed by molecular study of organic residues, Journal of Archaeological Science 34, pp. 957-67.</li> </ol> <p><br /> &#160;<span style="font-size: smaller"><em>(Foto di Paolo Bondielli)</em></span></p>

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