L’importanza dell’ovino nei sacrifici dell’antichità.

<DIV align=justify>Ciò che può destare particolare curiosità, più di molte altre usanze a riguardo, è il sacrificio dell’ovino, offerta religiosa che è stata senza dubbio la più comune e diffusa nel susseguirsi dei millenni.<BR><BR>Come non citare i racconti biblici per renderci conto di quanto questa consuetudine fosse diffusa tra i popoli semitici:<BR>l’esempio più famoso è probabilmente riferito ad Abramo che sacrifica a Yahweh un agnello al posto del figlio Isacco. <BR>La Pasqua ebraica è incentrata proprio sull’uccisione ed il successivo banchetto di un agnello di un anno d’età, per ricordare l’evento della liberazione del popolo d’Israele dalla (presunta) schiavitù in terra egizia.<BR>Aronne, fratello di Mosè, si recò sul monte Oreb per sacrificare un agnello a Yahweh e placare la sua ira a causa dell’irrequietezza del popolo d’Israele accampato ed in attesa della terra promessa.<BR>&nbsp;<BR>Anche nella Grecia antica il sacrificio del bestiame, degli ovini in particolare, era diffusissimo.<BR>&nbsp;Nell’antica Roma un esempio su tutti era l’uccisione di un montone da parte del reo di omicidio colposo (a quei tempi era già in uso la sua distinzione dall’atto doloso) al cospetto della famiglia dell’ucciso.<BR>In più, una delle celebrazioni più risalenti era la Suovetaurilia, concernente il sacrificio, come fa intendere il nome, di un suino, di un bovino e, appunto, di un ovino, offerti al dio Marte a fine purificatorio.<BR>Ancor oggi, echi di questa usanza così diffusa sopravvivono: lampante è il riferimento alla Pasqua Cristiana.<BR>Questi testè riportati sono appena una manciata degli innumerevoli esempi adducibili a questa usanza.<BR>&nbsp;<BR>Il bestiame da allevamento, oltre a costituire da sempre un bene fruttifero a tutti gli effetti, in antichità era considerato alla stregua di una rendita. In particolare, gli ovini ne rappresentavano più di tutti questa funzione, costituendo una vera e propria ricchezza. Erano l’equivalente odierno delle azioni in borsa, se vogliamo trovare un’analogia (se pur forzata) con i tempi moderni. Va da sè che questo tipo di sacrificio ad un dio fosse visto come una delle privazioni più significative per rendergli omaggio e compiacerlo.<BR><BR>E’ risaputo che gli antenati dei semiti, presenti nelle zone mediorientali, fossero prevalentemente pastori nomadi e semi-nomadi. Perchè il gregge rappresentava una ricchezza così particolare?<BR>&nbsp;<BR>E’ teoria comune che gli ovini siano stati tra i primissimi animali ad esser allevati dall’uomo (il primo sembra esser stato il maiale) e da esso si è sempre tratto tutto ciò che è ritenuto essenziale per la vita: partendo dal consumo alimentare di carne e latte, fino all’utilizzo del vello per vestirsi ed all’utilizzazione delle ossa per ricavarne utensili per la vita di tutti i giorni. Da non sottovalutare la facilità d’allevamento: l’ovino resiste e trae sostentamento anche in zone molto impervie e desertiche.<BR>&nbsp;<BR>Infatti, a differenza di tutti gli altri animali che, per nutrirsi, costituiscono comunque una certa concorrenza alimentare per l’uomo, capre e pecore si nutrono di ciò di cui l’allevatore non si ciba, rappresentandone, quindi, anche un profitto ad altissimo risparmio di fondi per la produzione.<BR>&nbsp;<BR>Fattore importantissimo è l’alta capacità dell’animale di riprodursi durante tutto l’anno, se assecondato da un favorevole fotoperiodo, così come si verifica nelle aree intertropicali. L’attività riproduttiva delle pecore e delle capre è influenzata negativamente dall’aumentare del numero delle ore di luce, il che avviene,&nbsp; alle nostre latitudini, da dicembre a giugno. Nelle aree culla di antiche civiltà sopra accennate (Semiti, popoli mesopotamici, Egizi, Greci…), il fenomeno innanzi descritto è pressoché inesistente, in quanto la lunghezza del giorno, pari a dodici ore per tutto l’anno all’Equatore, tende a variare con l’aumentare della latitudine e diventa ideale a livello del bacino del Mediterraneo.<BR>&nbsp;<BR>Quest’ultimo dato potrebbe fornire anche un ulteriore indizio per spiegare la celebrazione del sacrificio della Pasqua ebraica in concomitanza con la prima notte di luna piena dopo l’equinozio di primavera (il 14 Nisan, primo mese dell’anno Babilonese).<BR></DIV><BR> <DIV align=right><B>Fulvio Bordi</B><BR></DIV>

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