<p style="text-align: justify">Il sogno orientale di Napoleone Bonaparte fu una singolare mescolanza di conquista, scoperta e conoscenza. Secondo lo storico Jean Thiry, fin da giovane il generale fu irresistibilmente attratto dall’Oriente alessandrino e dall’Egitto faraonico in particolare. Di ritorno dalla gloriosa campagna d’Italia e, firmato l’accordo di pace di Campoformio con gli Asburgo, giunse l’atteso momento per la realizzazione del suo sogno: l’occupazione della fertile terra del Nilo. Con la conquista, Napoleone, avrebbe potuto bloccare i commerci degli odiati Inglesi, liberare dai corrotti mamelucchi (milizie turche al servizio del sultano) la popolazione locale, mettendo così in pratica i dettami della nuova filosofia rivoluzionaria. Non ultimo e meno importante lo studio in termini scientifici del paese, con l’ausilio dei nuovi strumenti di misurazione e cartografia, avrebbe portato alla Francia fama imperitura, aprendo la strada a nuove avventure archeologiche. L’intento del generale era la creazione di un singolare modello coloniale rispettoso del nuovo credo rivoluzionario, basato sulla considerazione della fede e della tradizione mussulmana e sull’alleanza con i notabili egiziani. Già da una ventina d’anni in Francia si parlava di una spedizione nel ricco e prospero Egitto e al Ministero degli Esteri vi era una abbondante ed esaustiva documentazione (1).</p> <p style="text-align: justify">Tenendo all’oscuro sulla meta della spedizione i suoi stessi soldati, il 19 maggio 1798 Napoleone si imbarcò a Tolone sull’Orient, nave ammiraglia alla guida di un convoglio di 300 vascelli con 35.000 uomini: la più grande spedizione mai inviata oltremare dalla Francia. Protetti dalla fortuna, in un mare pattugliato dalla flotta dell’ammiraglio inglese Orazio Nelson, il primo luglio l’armata napoleonica sbarca ad Alessandria con 167 artisti e studiosi di ogni disciplina del sapere i “savants”, giovani pieni d’entusiasmo e con l’audace compito di redigere il più grande inventario mai realizzato della Valle del Nilo. Sognando di emulare le imprese del grande Alessandro che nella conquista dell’India si era fatto accompagnare dai più illustri storici, naturalisti e geografi greci, il giovane generale organizzò in ogni singolo dettaglio la spedizione. I savants erano diretti da Dominique -Vivant Denon, scaltro diplomatico, raffinato disegnatore e uomo di grandissima cultura. Dopo aver sbaragliato la resistenza mamelucca, il giovane Bonaparte entrò al Cairo instaurando un nuovo ordine basato su moderne regole di giustizia e sui principi di libertà ed eguaglianza degli uomini di ogni credo e religione. Colpisce noi moderni il grande entusiasmo e la dedizione all’analisi e allo studio in ogni campo delle scienze dei giovani studiosi che, incuranti del clima torrido, delle pallottole nemiche, dei morsi degli scorpioni e delle numerose malattie analizzarono e disegnarono animali, piante, oggetti e monumenti con grandissima attenzione e perizia di particolari. Ai piedi delle piramidi, i francesi, sbigottiti da tanta imponenza, compirono misurazioni, analizzarono i materiali e le tecniche costruttive, abbozzando schizzi ed elaborando teorie. Numerosi sono i resoconti della celebre e cruenta battaglia delle Piramidi del 21 luglio. Nessuna battaglia prima d’ora mostrò meglio la superiorità tattica degli europei sull’eroismo indisciplinato degli orientali. (2)</p> <p style="text-align: justify">Ma l’entusiasmo della battaglia fu di breve durata, il primo agosto, infatti, l’ammiraglio inglese Orazio Nelson, (soprannominato poi “l’eroe del Nilo”) distrusse la flotta francese nella baia di Abukir infrangendo i sogni di gloria di Napoleone e bloccando in Egitto l’esercito nemico. Ma i francesi non si scoraggiarono, in novembre gran parte dei savants si inoltrarono nell’Alto Egitto al seguito della XXI brigata del generale Desaix all’inseguimento dello sceicco Murad. Furono sei mesi di marce estenuanti ma Denon, incurante del clima torrido, con un sacco appeso al collo di fogli e matite e qualche pezzo di cibo e poca acqua, non ebbe mai segni di cedimento, infondendo anche alle stesse truppe grande forza e coraggio. Uomo di straordinaria cultura fu capace di cogliere la vera essenza dell’antica arte egizia. Il tempio di Dendera lo affascinò a tal punto da credere d’essere nel santuario delle arti e delle scienze ed esclamare: “ordine e semplicità sono stati i loro principi fino al sublime… I loro ornamenti, sempre ragionati, sempre coerenti e significativi, dimostrano principi sicuri, un gusto fondato sul vero, una consequenzialità di ragionamenti… Quale duratura potenza, quale ricchezza deve possedere un governo in grado di innalzare un simile edificio, con uomini capaci di concepirlo, eseguirlo, decorarlo di arricchirlo di tutto ciò che parla agli occhi e allo spirito!” Il suo entusiasmo e la sua insaziabile curiosità resero ogni scoperta entusiasmante. Abile disegnatore e incisore, racconterà nei suoi scritti: “qui ho ritrovato peristili e templi eseguiti nei bagni di Tito e copiati da Raffaello. Matita alla mano, passavo d’oggetto in oggetto: distratto dall’uno per l’interesse dell’altro, sempre attratto, sempre distolto, mi mancavano occhi, mani e una mente abbastanza grande per vedere, disegnare e mettere un qualche ordine in tutto ciò da cui ero colpito. Avevo vergogna dei disegni inadeguati a cose così sublimi, ma volevo dei ricordi delle sensazioni che avevo provato: temevo che Dendera mi sfuggisse per sempre…..” Poi, rincuorati nello spirito, i francesi ripresero il cammino. Dopo cinque ore di marcia nel deserto le scarpe erano lacere e una sete ardente li divorava. Spesso durante le difficoltose marce i francesi si dovevano difendere dalla guerriglia beduina. Finalmente giunsero nell’antica Tebe dove ancora una volta rimasero sgomenti di fronte alle maestose rovine. Cosa dovevano essere i templi di Luxor, Karnak il Ramesseum e la valle dei Re sommersi dalle sabbie millenarie! E che sorpresa l’isola di File. Al suo cospetto Denon esclama: “il Nilo fa una curva come per cercare e cingere quest’isola incantata, dove i monumenti non sono separati che da palmeti o rocce che sembrano essere state conservate solo per unire le ricchezze della natura alle magnificenze dell’arte, sintetizzando tutto ciò che c’è di più pittoresco e di più imponente”. Parallelamente all’esplorazione dell’Alto Egitto, un giovane studente di ingegneria francese realizzava la prima sonda di esplorazione archeologica, mentre ad Alessandria si innalzavano gli obelischi di Cleopatra e la colonna di Pompeo e a Giza i fisici e matematici Coutelle e Lepère scoprirono il funzionamento delle saracinesche delle piramidi. Ritornati al Cairo, nel luglio 1799 i francesi fonderanno l’Istitut d’Egypt” un centro di studio con laboratori di chimica, di fisica e con una biblioteca annessa, aperta anche alla popolazione locale con libri in arabo e in francese. Attratti dalla nuova ondata del sapere occidentale portata dai francesi, numerosi egiziani ne furono rapiti tanto da partecipare alle riunioni scientifiche e ai rilievi sul campo tanto da far desiderare allo sceicco Al-Azher di partire per la Francia. Il 19 luglio il luogotenente Bouchard durante i lavori di fortificazione di un forte nei pressi di Rosetta scoprì una stele di un decreto di Tolomeo V in geroglifico, demotico e greco, intuendone la grande importanza. Ma la guerra era persa, gli inglesi avevano già requisito gran parte del loro bottino e i francesi dovettero iniziare a pianificare il loro rientro in patria. In agosto Napoleone, allarmato da alcune sconfitte francesi in Italia e in Germania, con pochi fedelissimi rientrerà in patria, mentre le trattative con il nemico erano in una fase molto delicata e difficile. Gli inglesi si dimostrarono inflessibili, volevano tutto, statue, reperti e tutti gli appunti, gli studi e i disegni che i savants avevano realizzato. Furono mesi di aspri litigi, alla fine dei quali gli sconfitti rientrarono in Francia con alcuni reperti ma tutti i loro scritti. Con l’abbandono dell’Egitto da parte dei francesi si esaurì però quel processo di rinnovamento socio-politico e di modernizzazione tecnologica del paese. La pubblicazione della “Description de l’Egypte” del 1810, ebbe l’effetto di mascherare l’insuccesso politico-militare della spedizione, dando imperitura fama alla Francia e al paese dei faraoni. L’imponente opera alla sua prima edizione, era composta da 10 volumi di testo e 11 volumi di tavole. Con le sue descrizioni e le sue immagini alimentò la fantasia del mondo intero, d’improvviso l’oriente si arricchì di suggestione, fascino e magia agli occhi dei contemporanei.</p> <p style="text-align: justify">I profili e le linee egizie spuntarono tra le pieghe degli arredi, dalle gambe delle sedie, si arrampicarono sui soffitti e sulle facciate dei palazzi. Spuntando tra i riccioli delle acconciature urei e monili aggiunsero un fascino seducente alle donne europee che, truccate e abbigliate come novelle Nefertiti, dettavano la moda del momento. La cultura egizia avevano conquistato il mondo e tutte le arti dovevano celebrare l’imperatore nel più bel museo mai realizzato: il Musèe Napoleon (3) (l’odierno Louvre). Ma per celebrare la sua grandezza erano necessarie opere di grand’effetto. Nel 1802 Denon fu nominato direttore delle arti, della manifattura di Sèvres, di Gobelins, del gabinetto di monete e medaglie e maestro dei giovani pittori scelti per immortalare le gesta di Napoleone. E nel museo Napoleon non dovevano mancare le statue, i disegni, i quadri degli artisti più famosi provenienti da tutte le regioni dell’impero francese. E chi, meglio di Denon, sarebbe stato capace di sceglierle? Durante il periodo rivoluzionario infatti, egli aveva viaggiato in tutt’europa, visitando, guide alla mano, tutte le maggiori collezioni private e pubbliche. Inviato in Italia e in Germania seppe assolvere il suo compito con fin troppo zelo. Arrivarono infatti al suo museo migliaia di capolavori sia antichi che moderni, gran parte dei quali non verranno mai restituiti! Era nata la prima vera spoliazione artistica dell’Era Moderna!</p> <p style="text-align: right"><em><strong>Solange Zanni</strong></em></p> <p style="text-align: justify"><strong>Note: </strong></p> <ol> <li>Negli anni della Rivoluzione Francese molti si erano ispirati ai culti degli antichi egizi contrapponendoli alla religione cristiana: sulle rovine della Bastiglia nel 1793 venne infatti inaugurata con una pomposa cerimonia “la Fontana della Rigenerazione” sul cui piedistallo si ergeva una dea egizia dalle cui mammelle feconde zampillava un’acqua pura e salutare.</li> <li>Nelle sue “Amenità di Viaggi” il celebre scrittore Alessandro Dumas aggiunse inoltre come “questa fosse la prima volta dopo le crociate che l’Oriente e l’Occidente si trovavano faccia a faccia.”</li> <li>Nelle altre nazioni altri musei erano l’avevano preceduto: nel 1753 su decreto Parlamento il British Museum a Londra nel 1764 L’Eremitage a San Pietroburgo (Russia) nel 1765 il primo nucleo della collezione Savoia a Torino nel 1772 il Museo Pio Clementino in Vaticano</li> </ol> <p><strong>Bibliografia:</strong></p> <ul> <li>AAVV “L’antico Egitto,” Ecig, Genova 2005 AAVV “Description d’Egypt” Tasken Germany 1994 Fabio Bourbon, “L’Antico Egitto nelle litografie di David Roberts” White Star, Vercelli 2005</li> <li>D. Vivant Denon-A. Rahman el-Gabarti, “Bonaparte in Egitto : due cronache tra illuminismo e Islam” 1998 “Dominique Vivant Denon: l’oeil de Napoleon”, (catalogo della mostra a cura di P. Rosemberg, Parigi 1999 Herman De Meulenaere, « L’Egypte Ancienne dans la peinture du XIX siècle », Berko Bruxelles 1992</li> <li>S. Donadoni, “L’Egitto dal mito all’Egittologia”, Torino 1990 “Egyptomania: l’Egypte dans l’art occidental”, (catalogo della mostra cura di H. Humbert- M. Pantazzi-C. Zigler, Parigi 1994 L’Egitto fuori dall’Egitto, (atti del congresso di Egittologia) Bologna 1990 Chantal Grell, L’Egypte imaginaire de la renaissance à Champollion”, ed. Sorbona 2001 Patrizia Piacentini, “L’antico Egitto di Napoleone” Mondadori ed. Milano 2000 Carlo Ruo Redda, “Egittomania: l’immaginario dell’Antico Egitto e l’Occidente”, Ananke 2006 Alberto Siliotti, “La scoperta dell’antico Egitto,” ed. White Star Vercelli 1998 Solange Zanni, “L’Egittomania: una moda del XVIII secolo” (tesi di specializzazione in Storia dell’Arte) Milano 2004</li> </ul>
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